Fili d'erba sottili mi solleticano i piedi nudi mentre avanzo, passo dopo passo,
in una distesa sterminata di emozioni ormai doni del passato che dovrei abbandonare
definitivamente e che invece cerco ancora senza lasciare la presa. La foschia
notturna avvolge tutto come una coperta di morbide nuvole in un sogno annebbiato,
riduce la luce della luna, ora fievole e debole, e non riesco a vedere,
ma mi lascio portare dall’impulso che mi nasce da dentro e che cresce
sempre più forte man mano che avanzo.
L’aria fredda punge la pelle del viso come ispidi aghi di ghiaccio ma non m’infastidisce: affievolisce il calore che brucia nel mio petto ansimante, nel mio ventre tremante
e che mi accende tutta, rendendo la mia mente confusa e a tratti assente.
Il terreno morbido improvvisamente diventa duro, quasi roccioso,
e mi duole anche solo camminarvi sopra; esso mi brucia la pelle, la taglia
e gocce di sangue seguono il mio tragitto. Sulla strada asfaltata mi fermo
dinanzi ad un bivio: due vie separate da possibilità diverse, unite da un medesimo dolore
ed il mio corpo, inerme, si lacera diviso dal desiderio di prendere entrambe le scelte.
La voglia disperata mi infonde il desiderio di continuare
ma ogni volta che mi lasci il dolore mi prende, mi avvelena il sangue e cado,
mi accascio preda del tormento… Ti voglio ancora.
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